Il maestro del sonno eterno
La mummia di Rosalia Lombardo è l'esempio più incredibile del lavoro di
Alfredo Salafia, celebre imbalsamatore palermitano che dedicò la sua vita a ricercare e studiare come contrastare la morte impedendo al tempo di deteriorare la forma e l’aspetto dei defunti.
Salafia mise a punto un metodo di conservazione della materia organica basato sull'iniezione di sostanze chimiche. Il risultato erano delle mummie il cui aspetto è strordinariamente ben conservato ancora oggi.
Una formula segreta a base di composti chimici che si riteneva ormai perduta con la morte di Salafia pochi anni dopo la preparazione della salma della piccola Rosalia Lombardo.
Solo recentemente, lo studio di pochi fogli manoscritti custoditi dagli eredi da parte di un giovane antropologo siciliano, Dario Piombino-Mascali, ha consentito di riportare alla luce la formula miracolosa che aveva consentito a Salafia di imbalsamare cadaveri illustri.
Una sola iniezione intravascolare di formalina, glicerina, sali di zinco, alcool e acido salicilico, a cui Salafia spesso aggiungeva un trattamento di paraffina disciolta in etere per mantenere un aspetto vivo e rotondeggiante del volto.
Un metodo così efficace che il corpo della piccola Rosalia Lombardo, analizzato recentemente con una sofisticatissima macchina radiografica, rivela ancora oggi la presenza di tutti gli organi interni, in particolare del cervello, del fegato e dei polmoni.
Nell´arco della sua vita Salafia imbalsamò oltre cento corpi, fra cui personaggi illustri come lo statista Francesco Crispi, il cardinale Michelangelo Celesia, il senatore Giacomo Armò, l´etnografo Giuseppe Pitrè e il conte di Francavilla.
E fra quelli ancora oggi conservati nella cripta dei cappuccini, oltre alla piccola Rosalia, il fratello Ernesto Salafia e il vice console Giovanni Paterniti.